Chiesa di Santa Maria di Loreto (Santa Marta)

La chiesa, assieme al Palazzo di Giustizia, orna l’attuale piazza del Popolo, assieme agli edifici che ospitarono al tempo dell’arcivescovo Carlo Borromeo il Monte di Pietà, il Deposito del sale, il Quartiere, ed in tempi più recenti la Società Operaia. La piazza del Porto sino al 1875 fu in buona parte occupata dal Porto Commerciale, poi interrato, ma di cui si vedono i limiti segnati con due piastrelle sul suolo della piazza.

Questo edificio sacro sorge nel 1592 come Chiesa di S.Maria di Loreto o della Madonna della Piazza o della Beata Vergine Lauretana poi detta di Santa Marta per la presenza della Confraternita di S. Marta. Esso venne edificato sulle rovine di una chiesetta trecentesca di Santa Caterina eretta da un privato per disposizione testamentaria del 1349. Nella collezione dell’arciprete Torelli esiste un rotolo di pergamena del 21 maggio del 1523 attestante la nomina di un Cappellano della chiesa di Santa Caterina ( P.Perucchetti, Arona cenni storici con illustrazioni, p.187 - 1894).

L’arcivescovo di Milano San Carlo Borromeo dopo una visita dell’inviato pastorale del 1579 accertò la vetustà di questa chiesetta e deliberò la demolizione, che avvenne nel 1581. Nelle intenzioni dell’arcivescovo su queste rovine avrebbe dovuto sorgere il Monte di Pietà ma si preferì poi erigere una nuova chiesa ( G.Di Bella- G.Fiori, Hospitalis Aronae , pp.69-70 - 1998 ) (G. Fiori, Antiquarium Medionovarese IV, p. 325 e seg. - 2011).

Santa Maria di Loreto è una chiesa Borromaica perché voluta da Margherita Triulzio Borromeo, che posò la prima pietra nel dicembre 1592 assieme al giovanissimo figlio Federico, già Cardinale dal 1587. Sopra la porta laterale della chiesa, con accesso dalla attuale via Pertossi, è visibile una lapide marmorea che attesta questo fatto. G.Fiori riporta che Giulio Cesare Borromeo, marito di Margherita e padre di Federico, lasciò per disposizione testamentaria nel 1572 una somma di seicento lire all’Ospedale e al Monte di Pietà. Margherita Borromeo dopo 10 anni non aveva ancora dato corso alla disposizione. Ella fu quindi sollecitata dall’Arcivescovo San Carlo Borromeo a saldare il lascito, che fu legato alla nuova chiesa (G.Fiori, Origini della Chiesa di Santa Marta, p.327, in Antiquarium Medio Novarese IV – GASMA 2011).

Attribuita fra incertezze a Pellegrino Tibaldi o secondo altri a Martino Bassi la chiesa, con facciata in pietra di Angera, reca all’interno la copia della Santa Casa di Loreto rispettandone dimensioni, forma e aperture. Il cardinale Federico Borromeo nella visita pastorale del 1602 donò 100 scudi per la copertura e dettò i particolari di esecuzione dell’altare maggiore ed anche successivamente sostenne l’arredo della chiesa. Nella Santa Casa di Loreto venne portato l’affresco della Madonna della Cintura da tempo venerata sotto un portico della piazza, anche a protezione delle partorienti e davanti alla quale nel 1588 era stato eretto un altarino (Giacomo Fiori Antiquarium medio novarese IV, Le origini della chiesa aronese della Beata Vergine Lauretana o di Santa Marta, p.325 e seg. – Gasma 2011) ( AA.VV. Arona Sacra L’epoca dei Borromeo, p. 42-44, -1977 ).

Il ricco altare maggiore, con un bel gioco cromatico di marmi, è appoggiato davanti alla riproduzione della Casa di Loreto. Sopra l’altare maggiore nel luglio 1613 venne posata la magnifica Madonna marmorea con di Marc’Antonio Prestinari, allora impegnato nel corredo scultoreo del Duomo di Milano. Alla Madonna Assunta fanno cornice in nicchie dell’altare 4 pregevoli statue in marmo più piccole, rappresentanti l’Arcangelo Gabriele, l’Annunciazione, Santa Marta e Maria Maddalena.

Secondo Medoni e Perucchetti nel 1650 nella chiesa si insediò la confraternita dei Disciplini sorta nel 1484 nella chiesa della Trinità annessa al Monastero della Visitazione. Trasferita nella chiesa di Santa Maria di Loreto con l’impegno di curare la fabbrica, la confraternita prese nome di Confraternita dei Disciplini di Santa Marta. F.Medoni e P.Perucchetti fanno riferimento a lapidi esistenti nel coro della chiesa che attestano gli eventi della confraternita. Le due lapidi sulla sinistra sono una in latino e riferisce della Confraternita dalla fondazione, l’altra in italiano riporta tutte le indulgenze ottenibili con una certa vita di preghiera. Le lapidi sulla destra ricordano il percorso religioso della Confraternita, i suoi rapporti con gli ordini religiosi e la aggregazione alla Arciconfraternita Romana del Gonfalone. ( P.Perucchetti, Arona cenni storici ed illustrazioni, p.198 - 1894) (F.Medoni, Memorie storiche di Arona-1844, libro IV pp. 89-90 e libro VI p.121 - 1844).

Nel 1649 si realizza nel prospetto della chiesa la doppia scalinata e il tempietto su disegno dell’ingegner Richino, allora impegnato in estesi lavori di fortificazione in Arona. Lo scultore ligneo Bartolomeo Tiberino nel 1640 esegue una raffinata scultura lignea laccata in bianco della ‘Santissima Trinità in gloria tra un volo di cherubini’, parte di una commissionata ancona lignea, sistemata sulla parete destra del vano maggiore, circondata da una cornice marmorea barocchetta. Questa scultura è la sola testimonianza in Arona della abilità di questo artista che ebbe bottega ad Arona e, che si distinse per creazione di magnifiche ‘macchine da altare’ lignee tipiche del periodo barocco ( Arona Sacra op. citata, p. 46 - 1977).

Da notare la pregevole balaustra marmorea semicircolare del 1706 di mastro Pietro Marchese, le 2 porte di marmo broccatello del 1714 opera di Giuseppe Giudice da Viggiù e il cancello in ferro battuto posto dinanzi all’altare nel 1719 opera di Giovan Battista Albertis, opere tutte documentate nella contabilità della Confraternita (Arona Sacra, L’epoca dei Borromeo, pp. 42-48, - 1977).

Arricchiscono le pareti della Chiesa un Gesù in Croce splendidamente restaurato nel 2017 ed una serie di tele non in perfetto stato di conservazione, fra cui una serie di quattro quadroni a soggetto religioso riguardanti eventi della Confraternita di Santa Marta, che dipinti nel 1655-1660 sono attribuibili a Pier Francesco Gianoli. Le tele, come messo in evidenza dall’architetto Angela Malosso, sono abilmente tenute distaccate dalla parete con l’uso di 2 cornici fra le quali è interposta una griglia lignea dallo spessore di 7-8 centimetri per evitare alle tele i danni della umidità. Il Crocifisso ligneo, in legno di tiglio cavo, è addossato alla parete di sinistra ed è antecedente alla costruzione della chiesa essendo datato 1510, ma poi qui venne trasferito. Dietro all’altare ed alla Santa Casa di Loreto c’è un pregevole coro ligneo con al centro lo scranno del priore della confraternita. La Confraternita, di cui abbiamo parlato, essendo la più antica di Arona, aveva il diritto nelle processioni di precedere tutte le altre ( G.Fiori, Le Confraternite Aronesi all’alba del XVII secolo, p.175, in Antiquarium - G.a.s.m.a. 2003) . Alla chiesa fa corona un arretrato campanile a base quadrata con una cella campanaria a 3 campane con un arco per ogni lato. Le attuali campane, della fonderia Bianchi di Varese, furono benedette e posate nel 1914. La prima, quella in La dal peso di 350 chili, reca incisa una iscrizione latina con il nome dell’arciprete Guillelmo Torellio del viceparroco Henrico Bellinio e Ioanne Zonca (A.Zonca, Le campane della chiesa di S.Maria e delle altre chiese aronesi, in Il Campanile di Santa Maria di Arona, p.62 -2002).

Nel 1995 si è proceduto al restauro della scalinata in pietra. La facciata, in pietra di Arona, serizzi e graniti, è stata sottoposta a restauro nel 2016. Nel corso di questi restauri è venuto alla luce sulla facciata dell’edificio adiacente al fianco sinistro della chiesa, edificio cui aveva sede la Gabella del Sale, un imponente stemma sul quale sono in corso studi.

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