Società Operaia

Nella seconda metà dell’Ottocento le carenze del sistema sociale spinsero alla nascita delle Società Operaie di Mutuo Soccorso a tutela dei lavoratori in caso di malattie, incidenti sul lavoro o perdita del posto di lavoro.

Storicamente forme associative normative e a difesa degli interessi di categoria furono create da artigiani e commercianti già nel Medioevo, costituite nelle Corporazioni di Arti e Mestieri. Queste furono anche molto potenti e opulente, esprimendo questa ricchezza anche in opere d’arte. Un esempio, tra gli altri, è la presenza dal XIII secolo della Corporazione dei Mercanti della lana nella Basilica di San Miniato al Monte in Firenze.

Nel medioevo si realizzarono altre forme assistenziali più di tipo caritativo, intese come ‘soccorso verso gli altri’ chiunque fossero, espressione di motivazioni morali o di espiazione dei peccati. Esse furono gli ospedali, gli ospizi per pellegrini, i ricoveri, aperti a tutti, creati da ecclesiastici e gestiti in collaborazione con laici, economicamente sostenuti anche da elargizioni.

Il Giusnaturalismo teorizzò il diritto naturale del povero ad essere sostenuto, sia pure modestamente, dalla comunità. Questi mutamenti di pensiero filosofici e religiosi si implementarono su una realtà sociale sempre più aspra a motivo di guerre o carestie, disoccupazione legata alla modernizzazione manifatturiera.

Nacque fra la borghesia illuminata l’idea di una ‘economia sociale’ Nel 1778 fu proposto ed accolto, presso l’Accademia delle Scienze di Torino, di costituire, in caso di crisi, una cassa alimentata dai contributi del datori di lavoro o degli stessi lavoratori. Nella fattispecie di Torino era la ricerca di una valida proposta sul ‘come provvedere agli operai che lavorano nelle seterie in caso di penuria di seta’. Nel 1804 sorse a Milano il Pio Istituto Tipografico, costituito fra i tipografi per copertura in caso di malattie croniche o perdite di lavoro. L’idea della borghesia italiana era che la grave crisi sociale andasse affrontata con la mutualità ed il volontariato.

In Piemonte lo Statuto Albertino del 1848 riconobbe alle persone il diritto di riunirsi pacificamente senza armi e nel codice penale furono abrogati gli articoli che limitavano la libertà di associazione.

Nella sua ideologia soliditaristica-democratica anche Giuseppe Mazzini raccomandava di creare, tassandosi anche modestamente, casse di previdenza e assistenza.

In un’epoca, la Ottocentesca, in cui le forme di previdenza erano lasciate solo all’iniziativa personale di chi poteva permetterselo, i lavoratori si riunirono costituendo decine di Società Operaie di Mutuo Soccorso, interclassiste e apolitiche, caratterizzate da autogestione e da spirito di assistenza, previdenza, istruzione e cooperazione fra soci ma anche verso i poveri e gli emarginati. Spesso un codice morale permeava le Società con il divieto ai soci di giocare d’azzardo o al lotto e fra le malattie assistibili era escluso quanto riferibile all’alcolismo.

Dopo l’unità di Italia il Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio dispose 3 censimenti delle Società Operaie e nel 1904 si toccò il picco con 6.535 Società e 953.455 associati (Censimento Ministero Agricoltura, Industria e Commercio pubblicato nel 1906). Lo stato italiano nel 1898 istituì per legge la Cassa nazionale di previdenza per l’invalidità e vecchiaia degli operai.

Con l’avvento del fascismo queste società vennero chiuse, ma ripresero espansione verso la fine anni ’50. Il contesto sociale per i lavoratori dipendenti era molto mutato con l’avvento di assistenza sanitaria, tutele del lavoro e pensioni e le Società Operaie di Mutuo Soccorso si strutturarono quindi verso forme di assistenza integrativa.

 

Ad Arona la Società Operaia sorse nel 1866 come forma non corporativa, essendo aperta a persone di vari mestieri e ceto, senza distinzioni politiche, con lo scopo di soccorrere chi fosse stato nel bisogno e di migliorare la classe operaia ed agricola.

I soci partecipavano con una quota associativa creando una cassa, che veniva utilizzata per quanti ne avessero bisogno in caso di malattia. Era regolamentata da un codice morale oltre che da un regolamento interno e comprendeva due sezioni: i commerciati e gli artigiani, ciascuna facente capo ad un caposezione, incaricato di riscuotere le quote associative e di erogare i sussidi.

Con molta lungimiranza e spirito comunitario venivano, alla necessità, assistiti anche i bisognosi del comune ( che a sua volta, sostenuto da forze progressiste, concedeva qualche sussidio) e anche si dava soccorso a quanti erano colpiti da calamità naturali anche in regioni lontane.

Lo scopo era migliorare la condizione della classe operaia ed agricola per cui venne promossa l’istruzione con l’istituzione di scuole anche per i non soci, al fine di dare loro almeno la licenza elementare, all’epoca necessaria per partecipare alle votazioni politiche.

Nel 1899 le scuole serali, istituite per migliorare la qualificazione professionale degli operai ed affidate a 2 esperti insegnanti, trovarono posto in un edificio della piazza della Rampa contribuendo, assieme alla sede della Unione Nautica Verbanese, della Banda musicale, al cinematografo Excelsior e poi al Circolo Operaio, alla riqualificazione socio-culturale della piazza nel contesto della città.

Nei primi anni del ‘900 la Società raggiunse notevole floridezza economica riuscendo a realizzare anche accantonamenti, grazie alle quote sociali ( oltre cento iscritti) e a donazioni private. La Società fu così in grado addirittura di fornire nel 1901 un cospicuo prestito al Comune.

Nel 1903 venne fondata anche la Società Operaia Femminile e si espanse sempre più l’attività di istruzione scolastica con l’aggiunta di corsi di perfezionamento in arti e mestieri (A. Carnevale, Arona 1880-1915, p. 314-317, - 2002). Una fotografia d’epoca scattata in occasione della ricorrenza del ventiduesimo anno di fondazione della Società mostra i soci e l’edificio ove aveva sede la Trattoria della Società Operaia, tuttora identificabile all’angolo fra piazza del Popolo e la salita di via Pertossi (G. Fiori, Arona Cronache illustrate di una città, – 1997). Alla conclusione della prima guerra mondiale, nel 1919, la Società Operaia venne ufficialmente e statutariamente riconosciuta dalla Divisione Generale del Lavoro e della Previdenza Sociale. Nel periodo della ultima ricostruzione postbellica il Cinema Moderno, attualmente dismesso come sala cinematografica, fu della Società Operaia, che vi tenne corsi di istruzione nel campo del disegno e di avviamento al lavoro Enaip.

Chi è On-Line?

Abbiamo 12 visitatori e nessun utente online

Cerca nel sito AdR